martedì 8 maggio 2012

Cenni sulla vita di Sant'Antimo


Sant'Antimo



Cheremòne, consigliere in Asia del proconsole Piniàno muore tragicamente invaso dai demoni, dopo aver sterminato i cristiani.
Il timore di subire la stessa sorte invade Piniàno, che si ammala gravemente.
Faltonio Piniano, sposo di Anìcia Lucìna pronipote dell'imperatore Gallièno, fu inviato dagli imperatori Diocleziano e Massimiano come proconsole nell'Asia.
Lucìna chiese ad Antimo (che si trovava in carcere con Sisìnnio, Dioclezio, Fiorenzo, Massimo, Basso e Fabio), di curare il marito.
Antimo, previa catechesi, convinse il proconsole Piniàno a convertirsi al cristianesimo.
La preghiera dei cristiani ottenne la guarigione di Piniàno, che chiese il battesimo.
Piniàno convertitosi liberò i cristiani prigionieri in Asia e li nascose nelle proprietà che aveva in Italia, nella Sabina e nel Piceno.
Qui, nei pressi della città di Osimo, trovarono il martirio i Santi Sisinnio, Dioclezio e Fiorenzo.
Antimo era nascosto in Sabina, in una villa di Piniàno, lungo la via Salaria al XXII miglio.
Un sacerdote del dio Silvano, invaso dal demonio, uccise con la spada numerose persone convenute per sacrificare alla divinità pagana.
La folla chiese l'intervento di Antimo; che scacciò via il demonio e fatto tornare in sé il sacerdote del dio Silvano ne ottenne la conversione.
L'esempio del sacerdote fu seguito da molte altre persone.
La reazione dei convertiti fu quella di abbattere gli alberi del bosco sacro al dio Silvano e di distruggerne gli altari.
Con grande disappunto e collera della popolazione pagana, che si rivolse al governatore perché Antimo venisse imprigionato e fosse obbligato ad offrire sacrifici al dio Silvano.
Antimo rifiutò, venne condannato a morte e quindi gettato nel Tevere con un sasso legato al collo.
Attraverso un intervento soprannaturale, si disse l'azione di un angelo, Antimo venne tratto in salvo.
Molti altri pagani che lo rividero vivo, intento a pregare e a benedire, presi da stupore e da timore, si convertirono.
Una nuova presenza del governatore Prisco in quella zona della Sabina offrì a chi era rimasto pagano la possibilità di una seconda denuncia.
Antimo fu nuovamente imprigionato e dopo tre giorni di patimenti venne decapitato. Era l’anno 303.
Dopo la sua morte, la tomba di Antimo divenne meta di pellegrinaggi per via delle numerosissime grazie che vi si ottenevano.
Il luogo della sepoltura era nei pressi di Cures, nell'odierna località di Montemaggiore (frazione di Montelibretti).
Lì fu costruita ed è esistita per molti secoli una chiesa.
Questa ancora nel 1584 si presentava ampia, nobile, solenne, anche se ormai abbandonata, senza porta e con una casa a fianco del tutto in rovina.
La chiesa diroccata ha continuato ad esistere per tutto il 1800 anche se ormai sfondata e crollata in molta parte della sua struttura portante.
 Nel 1904 fu dato ordine di spianare completamente le rovine della chiesa, di interrare l'accesso alla catacomba e di coltivare il campo in maniera che non rimanesse nessun segno della chiesa e del ricordo della sepoltura di Sant'Antimo.
Il corpo di Sant'Antimo intanto, già al tempo di Carlo Magno, era stato traslato in Toscana, vicino a Chiusi.
Era stato papa Adriano I a concedere a Carlo Magno la licenza di trasferire il corpo di Sant'Antimo in località "Castelnuovo dell'Abbate" (Montalcino) dove si stava edificando una magnifica abbazia ancora oggi esistente.



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