domenica 22 settembre 2019

Battezzati e inviati * la Chiesa di Cristo in missione nel mondo



Messaggio del Santo Padre Francesco
per la Giornata Missionaria Mondiale 2019

Cari fratelli e sorelle,
per il mese di ottobre del 2019 ho chiesto a tutta la Chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum
illud del Papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta
apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario
della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al
mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto.

Il titolo del presente messaggio è uguale al tema dell’Ottobre missionario: Battezzati e inviati: la
Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Celebrare questo mese ci aiuterà in primo luogo a ritrovare
il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta
come dono nel Battesimo. La nostra appartenenza filiale a Dio non è mai un atto individuale ma
sempre ecclesiale: dalla comunione con Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, nasce una vita nuova
insieme a tanti altri fratelli e sorelle. E questa vita divina non è un prodotto da vendere – noi non
facciamo proselitismo – ma una ricchezza da donare, da comunicare, da annunciare: ecco il senso
della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr
Mt 10,8), senza escludere nessuno. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi arrivando alla conoscenza della verità e all’esperienza della sua misericordia grazie alla Chiesa, sacramento universale della salvezza (cfr 1 Tm 2,4; 3,15; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48).

La Chiesa è in missione nel mondo: la fede in Gesù Cristo ci dona la giusta dimensione di tutte le
cose facendoci vedere il mondo con gli occhi e il cuore di Dio; la speranza ci apre agli orizzonti
eterni della vita divina di cui veramente partecipiamo; la carità, che pregustiamo nei Sacramenti e
nell’amore fraterno, ci spinge sino ai confini della terra (cfr Mi 5,3; Mt 28,19; At 1,8; Rm 10,18).
Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente.
Quanti santi, quante donne e uomini di fede ci testimoniano, ci mostrano possibile e praticabile
questa apertura illimitata, questa uscita misericordiosa come spinta urgente dell’amore e
della sua logica intrinseca di dono, di sacrificio e di gratuità (cfr 2 Cor 5,14-21)! Sia uomo di Dio
chi predica Dio (cfr Lett. ap. Maximum illud).

È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione;
ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé
stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e
insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore
di Dio. Anche se mio padre e mia madre tradissero l’amore con la menzogna, l’odio e l’infedeltà,
Dio non si sottrae mai al dono della vita, destinando ogni suo figlio, da sempre, alla sua vita
divina ed eterna (cfr Ef 1,3-6).

Questa vita ci viene comunicata nel Battesimo, che ci dona la fede in Gesù Cristo vincitore del peccato e della morte, ci rigenera ad immagine e somiglianza di Dio e ci inserisce nel corpo di Cristo
che è la Chiesa. In questo senso, il Battesimo è dunque veramente necessario per la salvezza perché
ci garantisce che siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani, stranieri o schiavi, nella casa del Padre. Ciò che nel cristiano è realtà sacramentale – il cui compimento è l’Eucaristia –, rimane  vocazione e destino per ogni uomo e donna in attesa di conversione e di salvezza. Il Battesimo infatti è promessa realizzata del dono divino che rende l’essere umano figlio nel Figlio. Siamo figli dei nostri genitori naturali, ma nel Battesimo ci è data l’originaria paternità e la vera maternità: non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come madre (cfr San Cipriano, L’unità della Chiesa, 4).

Così, nella paternità di Dio e nella maternità della Chiesa si radica la nostra missione, perché nel
Battesimo è insito l’invio espresso da Gesù nel mandato pasquale: come il Padre ha mandato me,
anche io mando voi pieni di Spirito Santo per la riconciliazione del mondo (cfr Gv 20,19-23; Mt
28,16-20). Al cristiano compete questo invio, affinché a nessuno manchi l’annuncio della sua
vocazione a figlio adottivo, la certezza della sua dignità personale e dell’intrinseco valore di ogni vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Il dilagante secolarismo, quando si fa rifiuto positivo e culturale dell’attiva paternità di Dio nella nostra storia, impedisce ogni autentica
fraternità universale che si esprime nel reciproco rispetto della vita di ciascuno. Senza il Dio di Gesù Cristo, ogni differenza si riduce ad infernale minaccia rendendo impossibile qualsiasi fraterna
accoglienza e feconda unità del genere umano.

L’universale destinazione della salvezza offerta da Dio in Gesù Cristo condusse Benedetto XV ad
esigere il superamento di ogni chiusura nazionalistica ed etnocentrica, di ogni commistione dell’annuncio del Vangelo con le potenze coloniali, con i loro interessi economici e militari. Nella sua
Lettera apostolica Maximum illud il Papa ricordava che l’universalità divina della missione della
Chiesa esige l’uscita da un’appartenenza esclusivistica alla propria patria e alla propria etnia.
L’apertura della cultura e della comunità alla novità salvifica di Gesù Cristo richiede il superamento
di ogni indebita introversione etnica ed ecclesiale. Anche oggi la Chiesa continua ad avere bisogno di uomini e donne che, in virtù del loro Battesimo, rispondono generosamente alla chiamata ad uscire dalla propria casa, dalla propria famiglia, dalla propria patria, dalla propria lingua, dalla propria Chiesa locale. Essi sono inviati alle genti, nel mondo non ancora trasfigurato dai Sacramenti di Gesù Cristo e della sua santa Chiesa. Annunciando la Parola di Dio, testimoniando il Vangelo e celebrando la vita dello Spirito chiamano a conversione, battezzano e offrono la salvezza cristiana nel rispetto della libertà personale di ognuno, in dialogo con le culture e le religioni dei popoli a cui sono inviati. La missio ad gentes, sempre necessaria alla Chiesa, contribuisce così in maniera fondamentale al processo permanente di conversione di tutti i cristiani. La fede nella Pasqua di Gesù, l’invio ecclesiale battesimale, l’uscita geografica e culturale da sé e dalla propria casa, il bisogno di salvezza dal peccato e la liberazione dal male personale e sociale esigono la missione fino agli estremi confini della terra.

La provvidenziale coincidenza con la celebrazione del Sinodo Speciale sulle Chiese in Amazzonia mi porta a sottolineare come la missione affidataci da Gesù con il dono del suo Spirito sia ancora attuale e necessaria anche per quelle terre e per i loro abitanti. Una rinnovata Pentecoste spalanca le porte della Chiesa affinché nessuna cultura rimanga chiusa in sé stessa e nessun popolo sia isolato ma aperto alla comunione universale della fede. Nessuno rimanga chiuso nel proprio io, nell’autoreferenzialità della propria appartenenza etnica e religiosa. La Pasqua di Gesù rompe gli angusti limiti di mondi, religioni e culture, chiamandoli a crescere nel rispetto per la dignità dell’uomo e della donna, verso una conversione sempre più piena alla Verità del Signore Risorto che dona la vera vita a tutti.

Mi sovvengono a tale proposito le parole di Papa Benedetto XVI all’inizio del nostro incontro di
Vescovi latinoamericani ad Aparecida, in Brasile, nel 2007, parole che qui desidero riportare e fare
mie: «Che cosa ha significato l’accettazione della fede cristiana per i Paesi dell’America Latina e
dei Caraibi? Per essi ha significato conoscere e accogliere Cristo, il Dio sconosciuto che i loro
antenati, senza saperlo, cercavano nelle loro ricche tradizioni religiose. Cristo era il Salvatore a cui
anelavano silenziosamente. Ha significato anche avere ricevuto, con le acque del Battesimo, la vita
divina che li ha fatti figli di Dio per adozione; avere ricevuto, inoltre, lo Spirito Santo che è venuto
a fecondare le loro culture, purificandole e sviluppando i numerosi germi e semi che il Verbo
incarnato aveva messo in esse, orientandole così verso le strade del Vangelo. [...] Il Verbo di Dio,
facendosi carne in Gesù Cristo, si fece anche storia e cultura. L’utopia di tornare a dare vita alle
religioni precolombiane, separandole da Cristo e dalla Chiesa universale, non sarebbe un progresso,
bensì un regresso. In realtà, sarebbe un’involuzione verso un momento storico ancorato nel passato» (Discorso nella Sessione inaugurale, 13 maggio 2007: Insegnamenti III,1 [2007], 855-856).

A Maria nostra Madre affidiamo la missione della Chiesa. Unita al suo Figlio, fin dall’Incarnazione
la Vergine si è messa in movimento, si è lasciata totalmente coinvolgere nella missione di Gesù,
missione che ai piedi della croce divenne anche la sua propria missione: collaborare come Madre
della Chiesa a generare nello Spirito e nella fede nuovi figli e figlie di Dio.

Vorrei concludere con una breve parola sulle Pontificie Opere Missionarie, già proposte nella
Maximum illud come strumento missionario. Le POM esprimono il loro servizio all’universalità
ecclesiale come una rete globale che sostiene il Papa nel suo impegno missionario con la preghiera,
anima della missione, e la carità dei cristiani sparsi per il mondo intero. La loro offerta aiuta il Papa nell’evangelizzazione delle Chiese particolari (Opera della Propagazione della Fede), nella formazione del clero locale (Opera di San Pietro Apostolo), nell’educazione di una coscienza
missionaria dei bambini di tutto il mondo (Opera della Santa Infanzia) e nella formazione missionaria
della fede dei cristiani (Pontifica Unione Missionaria). Nel rinnovare il mio appoggio a tali Opere, auguro che il Mese Missionario Straordinario dell’Ottobre 2019 contribuisca al rinnovamento del loro servizio missionario al mio ministero.

Ai missionari e alle missionarie e a tutti coloro che in qualsiasi modo partecipano, in forza del proprio Battesimo, alla missione della Chiesa invio di cuore la mia benedizione.

Dal Vaticano, 9 giugno 2019, Solennità di Pentecoste




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